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Vino&Libri. Le viti native americane e asiatiche. Ibridi portinnesti e varietali.

Il libro a cura di Mario Fregoni ed edito da Ci.Vin società di servizi delle Città del Vino sarà presentato al Vinitaly lunedì 16 aprile alle ore 15, presso la Sala Respighi Palaexpo.

Quanto potranno incidere i cambiamenti climatici nel futuro della viticoltura e quali sono le migliori strategie per assecondare questi cambiamenti salvaguardando l’ambiente e mantenendo la qualità in vigna e in cantina? Domande a cui prova a dare risposte l’ultimo libro di Mario Fregoni “Le viti native americane e asiatiche. Ibridi portinnesti e varietali” che sarà presentato al Vinitaly di Verona (in programma dal 15 al 18 aprile 2018) nel pomeriggio di lunedì 16 aprile, alle ore 15, presso la Sala Respighi del Palaexpo.

Alla presentazione, oltre all’autore, parteciperanno il Presidente delle Città del Vino Floriano Zambon; Luigi Bavaresco, docente di viticoltura all’Università cattolica di Piacenza, che ha curato la presentazione, oltre a Dora Marchi di Enosis, Lorenzo Gallo di Green Has Italia, Gaetano Conte di Vitis Rauscedo, in rappresentanza delle tre aziende che hanno sostenuto la pubblicazione del libro. Interverrà anche Andrea Cabiddu, che parlerà per conto del Comune di Urzulei della vite millenaria rinvenuta nei dintorni del paese nel territorio dell'Ogliastra, provincia di Nuoro.

L'opera di Fregoni nasce dal fatto che - come afferma l’autore nella sua presentazione - purtroppo nelle Università, nelle scuole e nei centri scientifici non è insegnata a sufficienza la conoscenza delle specie selvatiche americane e asiatiche che sono dotate di numerosi caratteri funzionali o attitudinali utili alla genetica e alla viticoltura; sono viti grazie alle quali, con l'avvento in Europa dei parassiti di fonte americana, fillossera, oidio e peronospora, studiando le loro le resistenze in quanto specie native di quei luoghi, è stato possibile porre rimedio, nella seconda metà dell’800, alla totale distruzione dei vigneti europei.

Fu così che nacquero i portinnesti ibridi americani e questo libro aiuta a conoscerli, elenca le informazioni utili per l'analisi del terreno e quelle climatiche per la scelta delle varietà da coltivare. Per la prima volta, inoltre, si tenta di chiarire il ruolo internazionale svolto anche dalle specie asiatiche e orientali (della Cina e dei Paesi limitrofi), di sicuro interesse genetico. Secondo Fregoni, la genetica oggi può riuscire a unire i caratteri di resistenza e qualità di queste viti, anche se la sperimentazione richiede un tempo assai lungo, per cercare di ottenere viti che in futuro possano reggere i cambiamenti climatici e le varie patologie.

La ricerca scientifica in viticoltura e in enologia, infatti, ha subito profondi cambiamenti nel corso di questi ultimi anni; ne è testimonianza l'introduzione della “manipolazione” genetica, non tanto intesa come ogm, rischiosa e dalle conseguenze irreversibili, quanto alle nuove frontiere della cisgenesi e/o della mutagenesi intravarietale, soprattutto in funzione della ricerca intorno a piante che consentano una maggiore sostenibilità nella loro coltivazione (migliore resistenza ai parassiti e, quindi, minore uso di sostanze più o meno naturali per combatterli e conseguente maggiore tutela dell'ambiente) e maggiore resistenza ai cambiamenti climatici, con l'individuazione di incroci in grado di sopportare stress idrici e termici.

Ci sono forti interessi intorno a queste ricerche, c'è dibattito nella comunità scientifica, nel mondo dei produttori di vino, nei consumatori, questi ultimi sempre più attenti a orientare i loro acquisti verso prodotti più salubri e, magari, frutto di una filiera produttiva “etica”.

Il libro è anche una sorta di autobiografia dell’autore legata a questo tema, perché testimonia il suo impegno di ricercatore e divulgatore non solo rivolto ai propri studenti (Mario Fregoni, è stato Ordinario di Viticoltura alla Cattolica di Piacenza) ma anche di insegnamento per i viticoltori, con il riferimento costante alla promozione della qualità, che tanto deve alla Vitis vinifera, la vite di origine caucasica che rappresenta la “madre” di tutta la viticoltura moderna. Una storia millenaria che ci invita a ricordare che il "vitigno" è un bene comune che appartiene ai territori e alle comunità e ne rappresenta una ricchezza in termini non solo economici, ma anche ambientali, e per questo va salvaguardato alla stregua di un monumento, di un'opera d'arte, di un bene culturale (come del resto è affermato nel primo articolo del Testo Unico della vite e del vino, approvato dal Parlamento italiano nel 2016).

Per questo occorre intervenire con sapienza e consapevolezza, coscienti di dover maneggiare con cura. Questo è l’invito che fa Mario Fregoni all’intera comunità scientifica.

L'Associazione Città del Vino ha sempre avuto a cuore il tema dei vitigni autoctoni o antichi e della loro tutela e valorizzazione, come dimostrano, in oltre trent’anni di attività istituzionale, i numerosi convegni, incontri e iniziative in questa direzione, come testimoniato nel “libro bianco delle Città del Vino” realizzato nel 2017 in occasione, appunto, del trentesimo anniversario della nascita dell’Associazione. Le Città del Vino hanno avuto il merito di ragionare intorno ai vigneti storici iniziando un percorso che ha portato a una maggiore conoscenza dell'argomento anche nei confronti del vasto pubblico di migliaia di consumatori e appassionati che oggi percorrono le strade del vino italiane.

Le viti native americane e asiatiche. Ibridi portinnesti e varietali
Edizioni Ci.Vin srl società di servizi dell’Associazione nazionale Città del Vino, pagg- 146; € 25,00; cm. 17 x cm. 24).

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