Il Nebbiolo, ma più precisamente lo Spanna, come appunto viene chiamato in questo angolo di Piemonte, forse ancora meno noto, può offrire un incredibile alternativa ai vini di Borgogna che sembrano condividere la stessa eleganza e fine granosità di tannini.
Ad affermarlo è David Berry Green, esperto di vini e fondatore di Dbg Italia, agenzia esportatrice di vini italiani in Uk, nell'ambito di una masterclass sul Nebbiolo dell'Alto Piemonte alla London Wine Fair. In questa area del Piemonte, una nuova generazione di winemakers si sta imponendo con energia ed ambizione e tutta la fragranza e finezza dei loro vini sta iniziando ad essere conosciuta ed apprezzata.
Sembra proprio che il Nebbiolo stia andando incontro ad una crescente interesse da parte di un pubblico sempre più vasto che va ben oltre i confini nazionali. Barolo e Barbaresco sono i due vini più conosciuti e rappresentativi di questo vitigno, la grande richiesta di conseguenza ne ha fatto lievitare i prezzi, ecco allora che il consumatore inizia a cercare alternative. D'altro canto, prosecco a parte, i vini italiani di qualità stanno letteralmente spopolando nel Regno Unito.
Le migliori espressioni dello Spanna in Alto Piemonte sono rappresentate dall'unicità di quel piccolo gioiello che è il Boca, che si evidenzia per le sue doti di longevità; dal Gattinara considerato la "Culla del Nebbiolo"; dallo storico Ghemme e Bramaterra, l'antico "Vino di Masserano". Oggi solo 780 ettari di vigneto rimangono nell'Alto Piemonte, dopo che la regione fu colpita dalla fillossera nel 1800.
140 chilometri a nordest di Alba, l'Alto Piemonte fu una volta la più vasta e importante regione per il Nebbiolo, con 40.000 ettari vitati. Grazie a Paolo de Marchi di Isole e Olena e Tiziano Mazzoni, in questi ultimi 20 anni l'Alto Piemonte sta conoscendo una rinascita con una nuova generazione di vini dalla forte impronta territoriale. Tra i produttori più noti si ricordano Antoniolo, Vallana, Tiziano Mazzoni, Podere ai Valloni e Torraccia del Piantavigna.
Il vitigno nebbiolo è dominante nel blend dei vini dell'Alto Piemonte. Jonathan Lyddon, consulente di Torraccia del Piantavigna che ha ospitato la masterclass, auspica di vedere in futuro vini prodotti con il 100% di questo vitigno per tutte le sub regioni, al fine di conferire un espressione di origine più netta. Attualmente di fatto nel disciplinare sono ammesse, in minima parte, anche Vespolina e/o Uva Rara. Così come anche, ha concluso Lyddon, bisognerebbe dare più libertà di scelta ai produttori sui tempi di invecchiamento, oggi ancora troppo lunghi.
David Berry Green, 16 anni d’esperienza nella selezione di vini, italiani in particolare, si è trasferito da anni nelle Langhe dove ha fondato la Dbg Italia. Berry Green, veicola nel Regno Unito e in altri paesi, tramite la Field Morris & Verdin (Fmv) - divisione all'ingrosso rivolta al mondo horeca del più antico merchant di vini e liquori del regno, la Berry Bros & Rudd con 317 anni di storia - vini italiani di pregio di 32 cantine di cui 21 piemontesi.
Ad affermarlo è David Berry Green, esperto di vini e fondatore di Dbg Italia, agenzia esportatrice di vini italiani in Uk, nell'ambito di una masterclass sul Nebbiolo dell'Alto Piemonte alla London Wine Fair. In questa area del Piemonte, una nuova generazione di winemakers si sta imponendo con energia ed ambizione e tutta la fragranza e finezza dei loro vini sta iniziando ad essere conosciuta ed apprezzata.
Sembra proprio che il Nebbiolo stia andando incontro ad una crescente interesse da parte di un pubblico sempre più vasto che va ben oltre i confini nazionali. Barolo e Barbaresco sono i due vini più conosciuti e rappresentativi di questo vitigno, la grande richiesta di conseguenza ne ha fatto lievitare i prezzi, ecco allora che il consumatore inizia a cercare alternative. D'altro canto, prosecco a parte, i vini italiani di qualità stanno letteralmente spopolando nel Regno Unito.
Le migliori espressioni dello Spanna in Alto Piemonte sono rappresentate dall'unicità di quel piccolo gioiello che è il Boca, che si evidenzia per le sue doti di longevità; dal Gattinara considerato la "Culla del Nebbiolo"; dallo storico Ghemme e Bramaterra, l'antico "Vino di Masserano". Oggi solo 780 ettari di vigneto rimangono nell'Alto Piemonte, dopo che la regione fu colpita dalla fillossera nel 1800.
140 chilometri a nordest di Alba, l'Alto Piemonte fu una volta la più vasta e importante regione per il Nebbiolo, con 40.000 ettari vitati. Grazie a Paolo de Marchi di Isole e Olena e Tiziano Mazzoni, in questi ultimi 20 anni l'Alto Piemonte sta conoscendo una rinascita con una nuova generazione di vini dalla forte impronta territoriale. Tra i produttori più noti si ricordano Antoniolo, Vallana, Tiziano Mazzoni, Podere ai Valloni e Torraccia del Piantavigna.
Il vitigno nebbiolo è dominante nel blend dei vini dell'Alto Piemonte. Jonathan Lyddon, consulente di Torraccia del Piantavigna che ha ospitato la masterclass, auspica di vedere in futuro vini prodotti con il 100% di questo vitigno per tutte le sub regioni, al fine di conferire un espressione di origine più netta. Attualmente di fatto nel disciplinare sono ammesse, in minima parte, anche Vespolina e/o Uva Rara. Così come anche, ha concluso Lyddon, bisognerebbe dare più libertà di scelta ai produttori sui tempi di invecchiamento, oggi ancora troppo lunghi.
Commenti
Posta un commento