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“Il futuro è biologico”

“Il futuro è biologico”: a Montepulciano (Si) i motivi per investire nel bio
Un convegno promosso da QSR in collaborazione con Consorzio Vino Nobile e Valoritalia

Diversificare i mercati, sostenere il territorio, abbattere i costi di produzione. Sono solo alcuni dei motivi per i quali investire nel biologico può convenire. Stefano Biagiotti (presidente QSR): «A Montepulciano stiamo dimostrando il valore aggiunto per le aziende di produrre sostenendo l’ambiente»

Tutela ambientale, sviluppo rurale, principio della salute, dell’ecologia, di equità e di cura, senza dimenticare il mercato che è in forte sviluppo, soprattutto per il vino. E’ anche per questi motivi che la sta crescendo la tendenza da parte delle imprese agricole e vitivinicole a puntare sulla coltivazione biologica. A dirlo sono stati alcuni esperti del panorama nazionale che si sono dati appuntamento a Montepulciano (Si) dove Qualità e Sviluppo Rurale srl, in collaborazione con il Consorzio del Vino Nobile e Valoritalia, ha promosso un convegno dal titolo provocazione “Il Futuro è bio”. «L’intento di questa iniziativa – spiega il presidente di Qualità e Sviluppo Rurale, Stefano Biagiotti – è stato quello di mettere insieme i principali attori della filiera, dai produttori ai certificatori, per cercare di capire il fenomeno del biologico che negli ultimi anni ha visto una crescita esponenziale, soprattutto per quanto riguarda la domanda, estera in particolare, uno stimolo in più quindi per le aziende interessate ad allargare il proprio mercato».

Continua la crescita a dismisura della produzione biologica. Secondo gli ultimi dati oggi il biologico (tra vino e agricoltura in generale) vale oltre 23 miliardi di euro, con una crescita del 6% annuale, in divenire anche questo. La Germania in Europa è il principale paese consumatore con 7 miliardi di euro, seguita da Francia con 4 miliardi e Italia 3,5 miliardi di euro. Quanto a consumi pro capite Germania e Svizzera rimangono in testa, mentre da segnalare il fenomeno degli Stati Uniti che da soli consumano più bio di tutta l’Europa, pur avendo una scarsa produzione. Per quanto riguarda il vino il trend è simile, addirittura in Francia questo segmento rappresenta oltre 10%.

Non è un caso che il convegno sia stato organizzato proprio a Montepulciano dove è partito il progetto Carbon Footprint del Vino Nobile di Montepulciano che diventa un modello su scala nazionale. Il sistema che calcola l’“impronta di carbonio” del ciclo produttivo di una bottiglia di Nobile, ovvero le emissioni di CO2 derivanti dalla realizzazione del pregiato vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è stato infatti riconosciuto da un gruppo di istituzioni ed aziende che operano ai massimi livelli nel campo della qualità e delle relative certificazioni e che abbineranno quindi il proprio nome a quello del progetto. L’idea di misurare la Carbon Footprint della DOCG di Montepulciano e di attivare una serie di pratiche per la diminuzione o la compensazione della emissioni di anidride carbonica è stata presentata in occasione dell’Anteprima del Vino Nobile 2014 dal Comune di Montepulciano (che ha finanziato il progetto), dal consorzio dei produttori e dall’Università Marconi di Roma, incaricata della realizzazione tecnico-scientifica.

Anche per quanto riguarda il vino, a Montepulciano il 15% delle imprese vitivinicole di Vino Nobile è ormai in coltivazione biologica e altre aziende sarebbero nella fase di conversione. «Sono molte le imprese che hanno scelto questa strada – commenta il presidente del Consorzio del Vino Nobile, Andrea Natalini – e molte altre che, pur non avendo la certificazione, applicano pratiche di sostenibilità ambientale, come la lotta integrata e altri interventi simili».

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