Brutta da vedere, ancora peggio da veder usare, senza
contare che a fine degustazione è piena di quanto tutti hanno sputato
Nei miei dieci comandamenti del vino c’è: Decimo Non Sputare
Sempre più spesso, in certe degustazioni, mi capita di osservare il tremendo rito della
sputazzata di vino. Osservare impassibili, l’indecenza di chi trasforma il cestello
dedicato allo svuotamento del proprio bicchiere in un orrido raccoglitore di
salive e vini, mi diventa sempre più difficile.
All’interno dei miei 10 comandamenti ideali dedicati al vino inserirei: Decimo “Non sputare”. E questo è rivolto specialmente ai professionisti dell’assaggio e per chi dovrebbe redigere una guida di vini.
Prima cosa il vino non è un colluttorio. Per giudicare veramente un vino bisogna deglutirlo e questo per apprezzarne le sensazioni retrolfattive ed un piccolo sorso è sufficiente senza abusarne e dover incorrere ad esalazioni etiliche da osteria.
Se uno che fa questo lavoro, e pensa di incorrere al rischio di ubriacarsi e perdere lucidità non reggendo alcuni piccoli sorsi, allora cambi mestiere.
Bandirei le mega degustazioni valutative di un vino a favore di quelle con meno campioni da valutare. Perché la cosa migliore è inghiottire e questo per rendere evidente anche il potere tracciante del vino quando passa nella gola, una traccia che specie nei vini più incisivi segna quasi una linea fino allo stomaco. Sputando si perdono parte delle caratteristiche sensoriali fondamentali per una corretta valutazione organolettica.
Soggettivamente parlando, dopo 15-20 vini mi fermo, anche perché dopo di ciò le papille gustative, se anche non si inghiotte, sono ormai addormentate. Degustare e valutare, anche vantandosi, 300 vini a sessione di assaggio, è assurdo. Diminuiamo piuttosto il numero di assaggi e deglutiamo serenamente.
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