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#SoavePreview2013 #Reportage

Il Soave, origine, stile e valori
 […] Da qui, Messere, si domina la valle: ciò che si vede, è. Ma se l’imago è scarna al vostro occhio scendiamo a rimirarla da più in basso e planeremo in un galoppo alato entro il cratere ove gorgoglia il tempo.
da Astolfo sulla Luna di Ludovico Ariosto
In Volo - Banco del Mutuo Soccorso 1972



Ho lasciato lente le briglie del mio ippogrifo e ho sfrenato il mio volo dove ferve l’opera dell’uomo. Non vi ingannerò con false immagini ma lascerò che vediate la verità e possiate poi toccare il giusto.

La luce del pomeriggio mette ancora più in risalto il disegno del vigneto a pergola, che come un ricamo segue  la naturale geometria delle colline, siamo fortunati, l’orologio ci ricorda che questa è la “golden hour”, l’ora d’oro tanto amata dai fotografi. E tanta è la valenza evocativa di questi luoghi, che potrebbero già bastare pochi scatti per comprendere e raccontare questo paesaggio.

Soave, giovedì, 22 maggio. - L'arrivo

La locanda, che guarda il castello medievale troneggiare austero nel cuore della cittadina, sarà la base di questo viaggio itinerante alla scoperta del soave. Toccheremo alcuni degli scorci panoramici più suggestivi di questo territorio: dalla Val d’Illasi alla Val Tramigna, dalla Val D’Alpone alla Costa di Roncà.

E’ un gruppo nutrito il nostro, infatti per questa prima anteprima dedicata al vino soave, che si inserisce nell’ambito di Vulcania, il forum internazionale dei vini bianchi da suolo vulcanico, sono numerose le delegazioni di operatori giunti sin qui, nel cuore storico del borgo medievale, sono stati chiamati ad esprimersi in merito ai tratti distintivi del vino Soave, al suo stile, alla sua identificabilità con una denominazione.

Per tutti noi questo evento sarà un focus di approfondimento prezioso, che metterà in luce non solo quello che il Soave 2013 sarà in grado di esprimere, ma anche le aspettative, che operatori e consumatori esteri, hanno di fronte a questo vino, da sempre identificato come il bianco classico d’Italia per definizione e soprattutto per dare un giudizio sulla base della loro personale percezione dello “stile Soave”.

Colognola ai Colli, giovedì, 22 maggio. - Le origini.

Nella splendida cornice di Villa Aldegheri a Colognola ai Colli, con una vista mozzafiato sulla Valle D’Illasi, viene inaugurato l’evento, si parte dalle origini del soave. Diego Tomasi del Cra-Vit di Conegliano ci ha intrattenuto con una ricostruzione storica delle ultime 20 annate del soave, sottolineando l’importanza ed il ruolo strategico della pergola come forma di allevamento; Mario Pezzotti, dell’Università di Verona, ha continuato sul concetto di terroir e nello specifico nella sua interpretazione molecolare; Leonardo Latella, del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, ha invece affrontato il tema della qualità biologica dei suoli del Soave; infine Nicola Frasson della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, ha efficacemente tracciato la storia delle migliori annate del Soave.

Si è dato poi largo spazio, sino a tarda notte, ai percorsi sensoriali, con cena di gala gourmet a cura dello Chef Matteo Grandi e degustazione di tutte le 20 annate prese in considerazione il tutto condito da ottima musica dal vivo.

Una voce di merito, ad un Gini del 1984, con in sé ancora tutte le caratteristiche organolettiche ottimali che contraddistinguono i vini di questo territorio, colore giallo paglierino con riflessi oro, intenso, fragrante di fiori come il sambuco, ciliegio e frutta matura, palato fine e persistente con i tipici sentori di mandorla. Esempio assoluto di quanto questa tipologia di vino bianco possa invecchiare bene.

Come non ricordare poi il Ca Visco 1998 di Coffele, sentori aromatici ed una morbidezza iniziale che lascia spazio ad una acidità che sorprende e definisce la sua capacità evolutiva negli anni. Un privilegio averlo degustato anche per l’esiguo numero di bottiglie disponibili.

Venerdì, 23 maggio. - Lo stile 

Presso la bellissima Cantina Coffele, a Castelcerino di Soave, protagonista lo stile del produttore. Sono stati messi a confronto quattro terroir: Colognola e la Val d’Illasi, Soave e la Val Tramigna,  Monteforte e la Val d’Alpone, Roncà e la costa della Calvarina.

Hanno guidato la degustazione Gianni Fabrizio, della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, Fabio Giavedoni, Guida Slow Wine, Paolo Ianna, Guida Vini Buoni d’Italia del Touring Club e Massimo Zanichelli, Guida I Vini d’Italia de L’Espresso.

Il confronto ha messo ben in evidenza lo stile proprio di ogni produttore, considerando che le etichette presentate erano tutti prodotti base delle aziende, ma che hanno ben fornito un identikit dell'annata, le differenti interpretazioni, hanno dimostrato in sostanza quanto la mano del produttore possa esaltare le caratteristiche di tipicità rimanendo aderenti al territorio. Ed in questa attenta ottica alla tipicità, sono compiaciuto che, la gran parte dei produttori di vino soave, se non tutti, elimineranno il famigerato 10% di chardonnay dall'uvaggio, retaggio questo di una mentalità, purtroppo ancora in uso in altri contesti, che prevede l'apporto dei cosiddetti "vitigni migliorativi".

La sostenibilità del Soave è un altro punto di cui si è ampiamente discusso e con una novità: a partire dal mese di maggio, tutte le aziende che producono soave, potranno decidere di inserire in retro etichetta la “Green Label”, cioè l’etichetta verde che è il risultato del progetto voluto dal Consorzio del Soave e nato in collaborazione con SPRIM Italia, teso ad attestare il grado di sostenibilità del “Sistema Soave”. Sono 18 i parametri presi in esame a cui corrispondono specifici valori numerici: cambiamento climatico, assottigliamento dello strato di ozono, acidificazione, eutrofizzazione acque dolci, eutrofizzazione marina, tossicità umana, formazione di ossidanti fotochimici, formazione di particolato atmosferico, ecotossicità terrestre, ecotossicità acque dolci, ecotossicità marina, radiazioni ionizzanti, occupazione suolo agricolo, occupazione suolo urbano, trasformazione suolo naturale, utilizzo di acqua, utilizzo di risorse naturali (fossili e metalli). “Sono numerosi oggi i sistemi di analisi relativi alla sostenibilità – ci spiega il direttore del Consorzio Aldo Lorenzoni -. A questo proposito noi abbiamo scelto di basarci sulla metodica LCA perché ufficialmente riconosciuta a livello internazionale.

In questa ottica alle 15.00 visitiamo la Cantina Filippi.

Qui infatti a Castelcerino, la filosofia del produttore rispecchia pienamente questi principi, sposando ampiamente, di fatto, i concetti dell’integrato e del biologico.

Visitare la tenuta Filippi significa entrare in un'oasi di verde dove il tempo si è fermato. Come lui ama definire: l'armonia della natura incontaminata e lo spettacolo del bosco che abbraccia i vigneti, sono lo scenario ideale per vivere la magia di un territorio unico che dà vita ai nostri vini. Il nostro è un marchio nuovo che sa d'antico, perché antichi sono i rami di una genealogia che risale al 1300.

Le vigne di oggi sono le stesse degli anni Sessanta e stiamo recuperando i vecchi biotipi autoctoni di Garganega e Trebbiano di Soave e con essi abbiamo creato nuovi vigneti. L'atmosfera di questi luoghi influisce anche sui sapori dei frutti della terra. La roccia basaltica di natura vulcanica e quella calcarea, che hanno dato origine ai terreni, assicurano sapidità e salinità particolari ai vini. L'altitudine che va dai 320 ai 400 metri e la presenza del bosco assicurano, inoltre, un microclima ideale sempre ventilato e caratterizzato da una buona escursione termica tra la notte e il giorno: tutto questo favorisce la persistenza dei profumi e degli aromi del vino.

Nella degustazione guidata da Filippo, Il Castelcerino 2012 è quello che più mi ha colpito, una delle migliori espressioni da un vitigno su suolo vulcanico, tutto ha giocato a favore di questa annata, un equilibrio perfetto dove sapidità e mineralità sono la cifra di questo vino e che ci commuove per l’ottimo rapporto qualità prezzo. Abbiamo assaggiato anche un campione da vasca dell’annata 2013 che secondo il nostro parere si avvicina molto all'annata precedente e comunque ricco di buone promesse. Per chi voglia sostare qualche giorno in questi luoghi incantati, all'interno della Tenuta Filippi sorge un grazioso agriturismo di recente ristrutturazione.

L’appuntamento alle ore 18.00 presso la Cantina di Soave Sala del Roseto nel Parco Botanico di Rocca Sveva è stato l’occasione per approfondire il concetto di territorio e di paesaggio.

Viviana Ferrario, dello Iuav di Venezia riconosce al paesaggio un ruolo centrale nella formazione del benessere individuale e sociale,  affermando la necessità della sua salvaguardia, gestione e pianificazione.

Gianni Moriani, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ha collegato in tal senso questi concetti con il nuovo progetto, ampiamente descritto dal direttore del Consorzio del Soave Aldo Lorenzoni, e denominato Soave Wine Park, i principi guida sono proprio la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche del territorio, la ricerca qualitativa dei vini orientata alla tipicità, attività di trasformazione dei prodotti della terra e ospitalità e offerta di servizi turistici integrati.

Si tratterebbe di imprimere così un salto di qualità al territorio che, grazie al suo patrimonio ambientale, avrebbe tutte le potenzialità per affrontare le sfide del futuro, evolvendo da “mosaico dalle mille tessere ad unitario affresco di stile di vita”, fatto di buon vino, cibo eccelso, ambiente integro, lentezza per gustarlo. Non solo vino ma uno spazio a misura d’uomo dove accanto al secolare lavoro nella campagna, si sono aggiunte attività collaterali e servizi territoriali tali da rendere quest’area un vero e proprio spazio da vivere, a misura di famiglia, anche grazie ad una urbanizzazione lungimirante che nel tempo ha scelto di “conservare per progredire”.

Uno sforzo culturale e di gestione che si riassume nella parola governance. Ecco allora che il Soave Wine Park potrebbe predisporre un utilizzo integrato degli strumenti di pianificazione territoriale, economica, ambientale, sociale, con l’obiettivo etico ed economico di valorizzare gli spazi rurali, fatti di tipicità e tradizione, intesi come risorsa fondante del sistema stesso. In tal modo si ri-assegnerebbe all’agricoltura l’originario ruolo di attività economica “generatrice di ambiente”. E se l’ambiente, inteso come territorio e paesaggio, rappresenta il primo strumento di lavoro, ecco che l’azione del Soave Wine Park diventerebbe anche una risposta concreta e positiva alla domanda di occupazione in un contesto economico e sociale nazionale caratterizzato da disorientamento e sfiducia.

Il Prof. Attilio Scienza, dell’Università di Milano, ha chiuso l’incontro con una lucida riflessione su iconemi e terroir e lo ha fatto introducendo il concetto di zonazione. E’ necessario attraverso le zonazioni legare alcuni tratti significativi del paesaggio, che sono appunto gli iconemi, con il concetto di tipicità di quel luogo. Il termine tipicità, neologismo in –ità che designa le generalità dell’espressione “tipo”, tipico da cui deriva, si rifà ai contenuti espressi da Max Weber nel 1922 dove l’uso del termine “tipico-ideale” rappresenta un modo per classificare la conoscenza e designa appunto l’appartenenza di un soggetto a un genere identificato di facile riconoscimento. Per i francesi identifica un prodotto territoriale difficilmente ripetibile altrove ed è associato a terroir.

Per ridare alla parola “tipicità” il suo significato originario, lo strumento più efficace si rivela la zonazione, con la quale possiamo identificare le sottozone delimitate all’interno di una denominazione, con un preciso profilo sensoriale del vino e viceversa, in modo quasi istintivo, come facciamo quando riconosciamo una persona dai tratti salienti del suo viso o un quadro famoso dall’insieme delle sue caratteristiche cromatiche e tipologiche.

Il paesaggio viticolo diventerà sempre più il vettore essenziale della conoscenza dei vigneti e dei vini di una zona e quindi il supporto più importante per tutte le strategie enoculturali. Il potenziale metaforico che possiede un vigneto è molto forte. Questo trasferimento delle sensazioni dal paesaggio concreto verso l’immaginario è una procedura consueta operata in un vigneto. Il vigneto è prima di tutto una metafora di grande equilibrio: per l’immagine che affiora da una natura antropizzata, di un’armonia tra l’uomo e la pianta, una sorta di complicità.

Ma è anche una metafora eloquente di dinamismo. Il paesaggio è portatore di entusiasmo, ma nello stesso tempo di rigore e di stabilità che conforta e stimola il consumatore. La zonazione servirà a  definire quegli iconemi del paesaggio che dovranno essere tutelati e valorizzati e che caratterizzeranno come una sorta di impronta digitale le varie sottozone, per permettere ai consumatori quell’esercizio estetico e sensoriale, che connette il bello con il buono, il bel paesaggio con il buon vino, ma anche uno strumento per sviluppare nei produttori la coscienza del “buon governo” del territorio, del rispetto del profilo dei suoli, perché nella successione dei suoi orizzonti si nasconde il segreto della originalità dei vini.

Alle ore 20.00 Lo chef Versus, ha proposto una cena a tema: “Da qui, Messere, si domina Soave”, prodotti di territorio, vino Soave ed ottima musica in compagnia della Banda di Soave.

Sabato, 23 maggio. - Visita all’Azienda Agricola Marcato di Roncà.

Ultima tappa, almeno per noi, del Soave Preview 2013. Per raggiungere questa cantina, saliamo verso le alture tufiche e basaltiche dell’ampia conca della Valle dell’Alpone, il panorama è stupendo, osserviamo l’enorme giardino di vigneti di questa vallata.

L’azienda, a carattere familiare, ha posto qui le proprie radici. Nei vigneti di Roncà, Montecchia di Crosara, Monteforte d’Alpone e Soave si coltivano uve Garganega, Trebbiano di Soave, Durella, Pinot Nero e Chardonnay ed invece sulle colline di Sarego e di Grancona nei Colli Berici le uve rosse Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Tocai Rosso. Veniamo accompagnati all’interno per una visita ai vari reparti, dalla pigiatura, all'appassitoio, per passare poi alla zona di fermentazione dei vini rossi e bianchi, la spumantizzazione avviene in loco sia con Metodo Charmat, che con Metodo Classico negli appositi locali sotterranei per lo stoccaggio; ed ancora bottaia condizionata, sala imbottigliamento e magazzino stoccaggio vini in bottiglia.

La degustazione ha messo in evidenza, per la denominazione, il Monte Tenda ed il Pigno Soave Classico, quelli che sono poi i due cru dell’azienda. Meriterebbero una citazione a parte, per la loro alta qualità, anche gli altri prodotti dell’azienda, ma non ricadendo nella denominazione e per rimanere aderenti all'universo soave ne parlerò con piacere in un prossimo articolo.

Concludendo, nel suo insieme, il Soave 2013 risulta essere un annata "classica", di grande freschezza e sapidità, come non se ne vedevano da tempo, un profilo organolettico di grande equilibrio, dove i sentori di agrume, la frutta bianca matura ben combinati con il bouquet floreale, sono la cifra di questa che sarà un annata da ricordare. Spero questo reportage sul “Soave Preview 2013” possa in qualche modo aver dato un idea sullo stile del vino soave, ed anche qualche risposta sui tratti identitari che meglio lo definiscono e che lo rendono rappresentativo di una denominazione.

Risaliamo la strada verso casa, lasciamo alle nostre spalle Soave e le sue valli, l’orologio ci dice che questa non è la “golden hour”, ma non importa, questo paesaggio ci ha mostrato realmente la sua vera natura e la luce è bella anche a quest’ora del giorno, e questa è verità. 

“Bellezza è verità, verità è bellezza, questo solo Sulla Terra sapete, ed è quanto basta”.

Ringraziamo il Consorzio del Soave e tutti quelli che hanno contribuito a rendere piacevole e indimenticabile la nostra permanenza in terra di Soave. Un ringraziamento speciale ad Aldo Lorenzoni, al simpatico Giovanni Ponchia, nonché a Lucia Vesentini che ha condotto i lavori con grande competenza e professionalità.

A presto.

                                                               



Credits foto: Luca Imperiale

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