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Il mercato del vino in Cina

Cina, ecco come evitare le truffe (o ridurle al minimo)

Parla Nick Bartman, avvocato specializzato nella lotta alla contraffazione: come operano i falsari, che vini "prediligono", ma soprattutto utilissimi consigli per evitare di finire in trappola. Sapendo comunque che il governo cinese è dalla parte dei produttori onesti



Nick Bartman è un avvocato specializzato nella lotta alla contraffazione. Quattro anni fa inizia la sua attività investigativa in Cina dopo aver scoperto l’esistenza di un sistema consolidato di contraffazione del vino che coinvolgeva produttori vinicoli, produttori di bottiglie, grossisti, rivenditori e tipografie. Il sistema di contraffazione cinese riguardava inizialmente vino (economico) proveniente dall’estero a cui veniva sostituita l’etichetta originale con una falsa, in cui campeggiava, prevalentemente, qualche Chateau francese più o meno conosciuto.

Successivamente si è passati a un sistema più raffinato: infatti, a essere rietichettato con i marchi e le denominazioni di origine più quotate non era più solo il vino d’importazione, ma quasi esclusivamente il vino prodotto in Cina: più economico, più rapido, più redditizio, nessun dazio doganale del 50%. Bastava qualche documento originale associato a spedizioni di campionature di vino importato, in modo che i documenti fossero riutilizzabili per ingannare i clienti a credere che il vino falso fosse, in realtà, autentico.

Con il suo team, Nick aiuta le autorità cinesi a individuare i vini falsi e a organizzare i blitz che porteranno alla chiusura delle attività illecite e all'arresto dei responsabili. Un lavoro molto pericoloso che lo ha costretto a vivere sotto falso nome. Grazie a Jancis Robinson il suo prezioso lavoro è stato svelato al mondo e la sua indagine sul vino contraffatto è ora pubblicata anche in italiano in esclusiva sul sito di Massimo Ceccarelli, Vaffancina.it.

Di seguito, la prima intervista italiana a Nick Bartman, rilasciata a Ceccarelli per il Corriere Vinicolo.

Nick, potresti fare il punto della situazione sulla contraffazione del vino in Cina?

Dopo le nostre azioni legali nelle aree di produzione vinicola di Yantai e Penglai, nella provincia orientale dello Shandong, il sistema illegale di contraffazione del vino ha sicuramente registrato un rallentamento e questa tendenza dovrebbe continuare a calare a mano a mano che le autorità pubbliche locali impareranno a distinguere ciò che è originale da ciò che è contraffatto. Ma i Paesi produttori, le regioni vinicole e i produttori stranieri devono fare in modo che i loro uffici commerciali o giuridici in Cina comunichino il più possibile con le autorità di controllo locali per far sì che i funzionari cinesi possano avere un supporto nella lotta alla contraffazione. La Cina viene spesso dipinta come una Paese intricato, quasi impossibile da affrontare, ma questo non è assolutamente vero dal momento che le autorità sono piuttosto disponibili ad aiutare le aziende straniere a patto però che venga fornito loro supporto conoscitivo. La più importante istituzione con cui interfacciarsi in Cina è il Bureau of Technical Supervision (Ufficio di supervisione tecnica), o BTS. Ne esiste un ufficio in ogni città e tutti quanti si trovano sotto il controllo di un dipartimento governativo noto come General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine (Amministrazione generale della supervisione della qualità, Ispezione e Quarantena) L’unico limite è che i funzionari parlano e leggono solo mandarino, per cui è importante avere collaboratori cinesi fidati che possano tradurre senza disperdere le informazioni più utili.

Quale pensi sia il livello di contraffazione dei vini italiani in Cina?

Ovviamente il vino francese è quello che viene maggiormente contraffatto, poiché è ancora un’icona indiscussa e sempre in cima alla scala di gradimento dei wine lover cinesi. Ma durante il mio lavoro di investigazione mi sono imbattuto anche in contraffazioni di vino italiano: i vini in realtà erano cinesi ma le etichette facevano riferimento a denominazioni di origine italiane, ma ho anche trovato alcune bottiglie originali che erano lì, ovviamente, pronte per essere copiate. Grazie alla nostra azione legale nella zona di Yantai e Penglai i problemi per i produttori francesi sono diminuiti sensibilmente, ma allo stesso tempo potrebbero aumentare per le altre nazioni produttrici, Italia compresa, a meno che non si cominci a comunicare in maniera più efficace con le autorità locali. Naturalmente Yantai e Penglai non sono le uniche regioni vinicole cinesi, anche se il 60% del vino contraffatto in Cina proviene da quelle zone.

Il governo cinese e le istituzioni locali stanno cercando di risolvere il problema?

Nonostante gli sforzi del governo centrale nel combattere la corruzione, è un dato di fatto che le autorità pubbliche locali hanno talvolta la “tendenza” a proteggere il business locale. Questo è capitato soprattutto nelle zone dove si produce vino, Yantai e Penglai. Ed è stato necessario l’intervento di Pechino che attraverso un servizio della tv di Stato (CCTV) in prima serata ha denunciato il mercato della contraffazione in quella zona e i pericoli derivanti per la salute pubblica. Entro poche ore da quel servizio vennero organizzati vari blitz alle aziende vinicole incriminate, e titolari e manager furono tratti in arresto. Il dipartimento di polizia locale doveva salvare la faccia. D'altronde è risaputo quanto il concetto di reputazione sia profondamente radicato nella cultura cinese. C’è anche da dire che è molto difficile per le autorità locali riuscire ad avere un controllo su tutte le aziende che operano in città così estese. Si pensi che la sola Yantai ha quasi 2 milioni di abitanti. In più il loro mandato è quello di controllare tutta la catena: dal produttore al grossista fino ad arrivare al negoziante. Ricordiamoci, comunque, che anche il Giappone è stato terra di grandi falsari, così come Taiwan e Hong Kong. Quello che abbiamo di fronte ora è un Paese in forte e continua espansione, ma la buona notizia è che il governo è determinato a fare pulizia, ma ci vorrà inevitabilmente del tempo.

Quali suggerimenti puoi dare a un produttore italiano che già vende il vino in Cina?

Gli italiani che già vendono in Cina dovrebbero fare molta attenzione alle tipologie di ordini che gli arrivano dai clienti cinesi. Ad esempio, se un cliente ordina solo una o due volte all'anno un mix di vini in piccole quantità, si dovrebbe cominciare a sospettare qualcosa di strano. Così come anche di quei clienti che non fanno regolarmente domande. Se i vostri clienti si mostrano particolarmente cordiali allora è arrivato il momento di preoccuparsi, visto che i cinesi sono di norma ruvidi e abbastanza scortesi. Se un produttore va in Cina e viene accolto a braccia aperte dal proprio cliente (o potenziale cliente), che lo porta a cena in sale private di rinomati ristoranti insieme ad altri cinesi, allora è arrivato il momento di alzare la guardia.

Quali precauzioni si devono adottare?

Se un produttore non ha ancora registrato il proprio marchio in Cina, allora deve immediatamente procedere in tal senso, dopo aver effettuato una ricerca che verifichi che nome e logo dell’azienda non siano già stati sottratti da qualche contraffattore. Il mio consiglio è quello di affidarsi ad uno studio legale specializzato nella registrazione dei marchi, non uno studio legale italiano, dal momento che i costi come minimo raddoppierebbero. Conviene, quindi, concentrarsi su studi legali cinesi dove si parla inglese, preferibilmente nella capitale Pechino. Un esempio è la Fang’s Intellectual Property Agency (www.fipa.cn) che vanta molti anni di esperienza sul campo. Ma conviene sempre rivolgersi a più studi legali chiedendo ad ognuno un preventivo. In questo modo il vostro risparmio sarà garantito e avrete sempre il tempo di cambiare studio legale, cosa per nulla difficile in Cina.

Quali suggerimenti per un produttore di vino italiano che affronta per la prima volta il mercato cinese?

Quando un produttore viene a contatto con un potenziale cliente cinese, dovrebbe sempre informarsi su quali marchi questo sta già importando in Cina e prendere nota dei nomi delle aziende. Dopo di che una buona prassi potrebbe essere quella di entrare in contatto con queste cantine per avere conferma che stiano realmente vendendo vino al vostro potenziale cliente cinese. Un altro suggerimento è quello di chiedere all'importatore quali sono i propri canali di vendita in Cina. Se non è in grado di indicarvi wine shop o supermercati con nomi riconoscibili, ma solo piccoli negozi o alberghi cinesi, vi conviene pensarci dieci volte prima di mettergli in mano il vostro vino. Inoltre, se il cliente con cui entrate in contatto proviene da una regione cinese in cui si produce vino, ciò dovrebbe essere percepito come un ulteriore campanello d’allarme, dal momento che la maggior parte degli importatori e distributori di vino cinesi che operano in maniera legale non provengono da quelle zone.

Quali precauzioni si devono adottare?

Un produttore di vino dovrebbe sempre mettere un piccolo segno riconoscibile sull'etichetta frontale, che appaia agli occhi del contraffattore come un’imperfezione. Ad esempio, potrebbe essere un semplice puntino o una lettera di una parola che viene stampata leggermente inclinata in una direzione. Per intenderci, fare una piccola e semplice modifica all'etichetta in modo che si possa facilmente scoprire se la stessa è stata successivamente contraffatta. Può sembrare strano, ma quando i falsari copiano le etichette, correggono tutte le imperfezioni, non rendendosi conto che così facendo finiscono dritti dentro una trappola. Un produttore dovrebbe fare questo tipo di modifiche, semplici ed economiche, invece di usare costosi dispositivi anti-contraffazione, la maggior parte dei quali sono facilmente replicabili in Cina.

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