L’agricoltura può essere un vero “ammortizzatore sociale”. Soprattutto al Sud, dove un giovane su due è senza lavoro
Nelle campagne, a differenza di industria e servizi, c'è ancora possibilità di lavoro e ciò può essere sfruttato da parte del governo con interventi mirati che consentano agli imprenditori agricoli di riprendere a "marciare" e di aprire le porte ai tanti lavoratori che sono stati, purtroppo, espulsi dagli altri settori produttivi".
Nella “due giorni” dell’Agia-Cia a Reggio Calabria sul tavolo il ricambio generazionale nelle campagne. Nel Meridione il tasso di disoccupazione giovanile è arrivato a livelli record (50,5%). E sale anche il numero di chi ha rinunciato a cercare un occupazione: i cosiddetti “neet”, a quota 31,9%, superano di gran lunga la media nazionale (22,7%). Mentre l’agricoltura è l’unico settore in controtendenza, con il numero degli addetti che sale nel 2012 del 3,6 per cento. Nella tavola rotonda di oggi presente il presidente Politi.
A pagare più di tutti la crisi in Italia sono i giovani del Sud, dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto dimensioni allarmanti: tra i 15 e i 24 anni uno su due (50,4%) non ha un lavoro e quasi un “under 30” su tre (31,9%) ha rinunciato a cercarlo. Partendo da queste cifre da emergenza i giovani dell’Agia-Cia hanno deciso di spostarsi per due giorni al Sud per discutere di ricambio generazionale nelle campagne.
Portando, proprio dove l’allarme è più alto, la questione della potenzialità dell’agricoltura di diventare un vero ammortizzatore sociale, visto che nel 2012 si è rivelato l’unico settore in controtendenza dal punto di vista occupazionale, con un aumento degli addetti pari al 3,6 per cento. Lo rende noto l’Agia-Cia in occasione della Tavola rotonda dal titolo “Il Piano regionale di sviluppo rurale: bilancio e prospettive tra vecchia e nuova programmazione”, in svolgimento oggi a Reggio Calabria, dove accanto al presidente nazionale della Cia, Giuseppe Politi, e al presidente nazionale dell’Agia, Luca Brunelli, siedono Michele Trematerra, assessore regionale all’agricoltura della Calabria e Rosa Mastrosimone, assessore della regione Basilicata.
Mentre le possibilità di fare impresa in Italia sono sempre meno, proprio dal settore primario vengono segnali positivi - sottolinea la Cia - e non solo per il numero dei dipendenti in crescita nello scorso anno, ma anche se guardiamo al capitolo “donne imprenditrici”. Non solo, infatti, la quota di aziende agricole con al timone una “lei” è passata in Italia in dieci anni dal 30,4 per cento al 33,3 per cento attuale, ma valori superiori alla media si registrano proprio nel Sud, dove il numero di donne a capo di un’impresa agricola arriva al 34,7 per cento del totale.
“Nonostante la crisi grave e persistente - ha detto il presidente Politi - il settore primario è estremamente vitale e può fare molto per il Paese e per il Sud, ma è indispensabile sbloccare il ‘turn over’ nei campi, fondamentale per lo stato di salute dell’agricoltura italiana. Ma non solo: il settore primario può rivestire un ruolo fondamentale anche nell’arginare la disoccupazione dilagante soprattutto nelle regioni del Meridione. Ma in questo senso, fondamentale è che si mettano i giovani nella condizione di entrare in agricoltura non solo come dipendenti ma anche come imprenditori e di creare imprese dinamiche e competitive. Per questo è fondamentale lavorare seriamente per abbattere le barriere fondamentali per le giovani ‘start up’: a partire dall’accesso alla terra, fino alla burocrazia e al credito”.
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